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Ci sarà bisogno, in questa società più altruista, di integrare meglio gli immigrati. In Italia ci sono 4,5 milioni di immigrati, il 7,5% della popolazione totale ed in aumento del 8% all’anno. Dei quali circa il 18% sono illegali. Lo stato deve sviluppare un sistema funzionale per facilitarne la legalità, che supporta gli emigrati a diventare economicamente e legalmente indipendenti con tutti i diritti base dell’uomo, aumentando cosi anche le tasse e i contributi da queste persone; una politica sull’immigrazione che incoraggi la cittadinanza, servizi sociale, istruzione, integrazione dei loro figli nelle scuole, sanità e abitazione. Non possiamo chiedere ad un ragazzo nato da genitori stranieri in Italia, di andarsene a 18 anni dal solo Paese e lingua che magari conosce. Chiunque nasce in Italia è Italiano. Definiamo le competenze professionali più urgenti per l’Italia, come ad esempio un numero più alto di ingegneri, e apriamo le porte a queste competenze.

Dovremo infine investire in una guerra contro la corruzione, sia della classe politica che dei privati, facilitando la legalità e rendendo le tangenti, il nepotismo e l’evasione reati facilmente punibili a livello penale. Purtroppo l’Italia è prima in Europa per l’evasione fiscale, con un’economia sommersa del 21% del Pil, pari a 340 miliardi di euro l’anno. Quasi 500 miliardi di euro persi, che potrebbero coprire tutti i costi dello Stato. Un altro modo per raccogliere fondi per finanziare il Green New Deal è sequestrare beni illegali più rapidamente, gestendo meglio immobili, patrimoni e aziende confiscate. L’aggressione dei patrimoni finanziari delle mafie può avere effetti analoghi alla lotta all’evasione, essendo stimato il fatturato annuo delle mafie in 150 miliardi di euro; incentiviamo la riconversione in cooperative di queste attività. Legalizzando le droghe ricreative come la marjuana, e la prostituzione, possiamo recuperare molti ricavi dalla criminalità, ed avere più controllo sulla sicurezza di questi settori.

Soprattutto, lo stato deve rendere pubblico il suo “contratto sociale” con i cittadini, delineando quello che farà per loro, ma anche chiedere ai cittadini di fare la loro parte, domandandogli, come disse JFK, di non chiedersi cosa il tuo paese può fare per te, ma cosa tu puoi fare per il tuo paese.