AGRICOLTURA Industriale nel 2013

La metà del cibo che produciamo nei mondo (circa 2 miliardi tonnellate) finisce nella spazzatura. Circa il 30% delle verdure coltivate non vengono mai raccolte, sprecando 550 miliardi di metri cubi d’acqua. La massa di foreste nel mondo è 3.6 miliardi di ettari, un terzo della terra. La metà di 300 anni fa’; solo un terzo sono foreste primarie. Le foreste tropicali catturano il doppio di co2 delle foreste temperate. Le emissioni di co2 causate dalla deforestazione sono secondi solo alla produzione di elettricità e calore. 23% dell’emissioni di co2 mondiali sono causati dalla deforestazione, più di tutto il trasporto. 54% della deforestazione è a causa dell’agricoltura per uomini e animali, 22% dalle piantagioni di olio di palma. 19% dal taglio d’alberi per legna e 5% per spazio per bestiame.

La deforestazione avviene a causa delle povertà, corruzione, sovrappopolazione in paesi poveri, e a causa dell’appetito mondiale per carne, olio di palma, soia e canna da zucchero. La deforestazione ha un doppio effetto negativo: il carbone contenuto negli alberi è rilasciato nell’atmosfera e il pianeta perde l’abilità di riassorbire il carbone. Al contrario di ciò che si pensa 75% di tutta l’acqua potabile mondiale è creata grazie alle foreste tropicali, mentre la maggior parte dell’ossigeno è creato dagli oceani. Gli inverni più miti a causa del cambiamento climatico portano più pesti che ora distruggono il doppio delle foreste che in passato.

La mancanza di dare un valore alle foreste, l’insuccesso di mettere una tassa sul carbone, fa si che 13.7 milioni di ettari (grandezza della Grecia) sono tagliati ogni anno e solo 6.4 milioni di ettari sono piantati ogni anno.

Il Brasile è responsabile per il 48% della deforestazione globale, il 20% dell’Amazzonia è già distrutto. La deforestazione indonesiana emette due volte più co2 a causa del bonifico delle paludi, le paludi sequestrano la più alta quantità di co2. 80% dell’olio di palma arriva dall’Indonesia e dalla Malesia a causa dei sussidi dei governo internazionali. La maggior parte dell’olio di palma è esportato negli Stati Uniti e in Europa per produrre bio diesel.

Le sovvenzioni del governi occidentali negl’anni 70 per abbassare il costo del cibo e stimolare esporti hanno creato l’agricoltura industriale, che usa 10 calorie d’energie da idrocarburi per 1 caloria di cibo prodotta. Ogni tonnellata di fertilizzante sintetico all’azoto rilascia 4.6 tonnellate di co2 nell’atmosfera.

Servono 7 kg di proteine vegetali per produrre 1 kg di proteina animale e 25.000 litri d’acqua. Il consumo di carne è aumentato del 200% in paesi meno sviluppati e del 50% in paesi sviluppati negl’ultimi 50% anni; questa esplosione ha anche aumentato le emissioni di metano.

Mentre 50 anni fa’ l’uomo usava il 15% del proprio stipendio per il cibo e il 5% del proprio stipendio per medicine, adesso è il contrario. L’agricoltura industriale ci sta avvelenando e sta avvelenando il suolo, le acque e l’aria. Riportare l’agricoltura a livello umano è necessario per evitare il collasso.

Un GREEN NEW DEAL per l’AGRICOLTURA

Se si mettesse un prezzo sul carbone emesso, il valore degli alberi che assorbono carbone sarebbe molto più alto di quello che varrebbero come legname. Ad un prezzo di $30/tonnellate di carbone un ettaro di foreste, che cattura 500 tonnellate di co2 varrebbe $15000, mentre porterebbe $300 come legname/pascolo. Con un prezzo di $30 sul carbone, la deforestazione diminuirebbe del 80%.

Un albero che vive 20 anni cattura la maggior parte del carbone fra il quarto e il tredicesimo anno, con un picco fra il sesto e l’ottavo anno, è perciò meglio tagliare alberi da ardere prima dei 4 anni e alberi per costruzioni che ritengono il carbone nel legno dopo i 15 anni. In Umbria per esempio, da anni esistono pratiche di taglio sostenibili dove ogni ettaro non può essere tagliato più di una volta ogni 20 anni, lasciando un albero ogni tot metri per promuovere la ricrescita, promuovendo così la rigenerazione continua della foresta.

La Cina pianta più alberi di quelli tagliati in Brasile, ma acquista e distrugge foreste in Africa. L’Africa ha perso il 50% del carbone organico del suo suolo, ed alcuni stati con terreni molto degenerati hanno bisogno di fertilizzanti nel breve termine.
Ogni cittadino in Cina deve piantare 3 alberi all’anno; se ogni persona al mondo piantasse almeno due alberi all’anno potremmo recuperare gli alberi persi nell’ultimo decennio in 10 anni. Nelle foreste tropicali, questo porterebbe anche lavoro a stati meno sviluppati.

La forestazione aiuta a stabilizzare i cicli naturali delle piogge e alcune piante, come la canna da zucchero, fanno da tampone ecologico per proteggere da fuochi e alluvioni. Servono attività di preservazione ripristino degli ecosistemi naturali, pratiche di pesca sostenibile, gestione delle risorse acquifere.

E’ assolutamente necessario rendere più sostenibile il settore agricolo. Servono pratiche agricole più rispettose per l’ambiente, come l’impiego limitato di pesticidi e fertilizzanti e una gamma più varia di sementi. Tradizionalmente i contadini rotavano la cultura per reintegrare il suolo di azoto con legumi, quadrifogli e letame; adesso si usano fertilizzanti di ammonio sintetico, che aumentano temporaneamente la raccolta ma emettono ossidi nitrosi nell’atmosfera, causando eccessi di nitrogeno nei fiumi, dove stimolano la crescita di alghe, che quando si decompongono esauriscono l’ossigeno nelle acque creando zone morte.

Promuoviamo ed investiamo su nuove pratiche agricole: Agricoltura biologica e a kilometri zero, permacultura, agricoltura bio-dinamica. L’aratura convenzionale rovina il suolo, facendone perdere il carbone, il movimento “no till farming” (agricoltura senza aratro) minimizza l’utilizzo di acqua, benzina e fertilizzanti. Bisognerà tornare a fare rotazioni di cultura ogni anno, reintegrando i nutrienti con concimi naturali, trifogli e erba medica, che rimette azoto nel terreno. Piantare culture di rivestimento (legumi, trifogli, erba medica, etc.) Piantare legumi come tamponi e siepi e lasciare i residui nei campi. Bisognerà ridurre la produzione di cereali ad alto uso di acqua e fertilizzanti, come il riso e grano bianco e il mais e promuovere campagne di sensibilizzazione per mangiare più integrale: legumi, oli vegetali, arachidi, noci, verdure e frutta, mentre pesce, pollo, uova, latte e formaggio dovrebbero essere consumati solo volta al giorno. Se bisogna mangiare carne rosse, meglio i le proteine dei non ruminanti con basse emissioni, come i maiali L’obiettivo dovrebbe essere diventare auto-sufficiente per la produzione di cibo localmente, eccetto prodotti di “lusso”, come il cioccolato, caffè, te e banane.

Invece di buttare via il 50% del mangiare, mettiamo in contatto la grande distribuzione alimentare con le mense dei poveri. Le associazioni ricevono cibo gratis, i supermercati abbassano i costi di smaltimento e l’ente pubblico ha meno rifiuti da gestire.

Per diminuire il metano e ossidi di azoto del sistema agricolo industriale bisogna diminuire gli allevamenti industriali di bestiame tramite leggi e tasse. Paradossalmente questo aumenterebbe a produzione totale dei cibo per l’uomo visto che meno terra serve per mangime. Solo un terzo delle proteine dovrebbero arrivare da animali. Il resto del metano prodotto da allevamenti, agricoltura e discariche dovrebbe essere catturato per produrre energia.

Dovremo infine aumentare la produzione di cellulosa e biomassa di scarto per bruciarlo in centrali di cogenerazione, togliendo Co2 dall’atmosfera e producendo sia energia che calore, assicurandosi che queste piantagioni non si sviluppano distruggendo foreste o distruggendo agricoltura per alimentari.

La biomassa, legno, erbe, e concime, possono essere bruciati senza ossigeno per creare biochar, 80% carbone puro che sequestra co2 nella terra e ne aumenta la fertilità. Il biochar avviene anche in modo naturale. La terra più fertile è nera, porosa e umida a causa del carbone. Il terreno, in meno di un metro, tiene quattro volte più carbone che tutte le piante, e più di due volte di tutto il carbone che ce’ nell’atmosfera. L’humus è più di 50% carbone. Migliorando l’agricoltura e l’utilizzo del terreno, possiamo aumentare la quantità di co2 sequestrato nel suolo, migliorandone la fertilità e la raccolta. L’utilizzo più efficace del suolo potrebbe catturare il 15% delle emissioni mondiali, o 50 ppm nei prossimi 50 anni tolti dall’atmosfera. Gli agricoltori dovrebbero essere pagati anche in base a quanto carbone riescono a sequestrare nel terreno.

Serve una strategia globale di agricoltura biologica che utilizzi biochar: combatterebbe insieme il problema ambientale, dell’energia, del suolo e del cibo in maniera pratica. Il processo può essere usato anche per fare combustibile in forma liquida ma soprattutto per cucinare nei paesi più poveri, dove investimenti in “rocket stoves”, che bruciano biomassa in assenza d’ossigeno, diminuirebbe esponenzialmente l’utilizzo di biomassa e produrrebbe biochar allo stesso tempo.

Il recupero di terre degenerate e’ uno dei modi migliori per catturare co2 dall’atmosfera. Globalmente, bisognerà assorbire 70 miliardi di tonnellate di co2 all’anno per fare diventare industria agricola a zero emissioni, sviluppando metodi d’agricoltura per catturare 1 giga tonnellata di co2 nel suolo per massimizzare l’humus. Le foreste mondiali già catturano 3 giga tonnellate di co2 all’anno; aggiungendo piantagioni tropicali ed alghe potremmo catturarne il doppio.

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