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La tristezza che vediamo in così tante vite ci dice che il successo materiale non è abbastanza. Ci ha portato a una bancarotta spirituale e morale. Dobbiamo riportare nella società un senso più profondo dei motivi per cui viviamo. I beni di consumo forniscono una nuova lingua simbolica con la quale comunichiamo nella società moderna. La società consumatrice è diventata una società globale: siamo ossessionati dai beni materiali, consumati dal consumismo.

I beni materiali sono diventati la stoffa della nostra vita. Ma la prosperità non è sinonimo di ricchezza materiale: la società dei consumi ha sorpassato il punto critico dove il materialismo ormai fa diminuire il nostro benessere. Ansiosi di scappare dal ciclo del lavoro e dello spendere, soffriamo della fatica di vivere questa vita moderna. Valori materialistici come essere famosi e avere successo finanziario sono psicologicamente opposti a valori come l’approvazione di se stessi e il senso d’appartenenza ad una comunità. E’ tuttavia dimostrato che le persone con valori intrinseci sono più felici e hanno un livello di responsabilità ambientale e sociale più alta di quelle con valori materialistici.

La cultura del consumo manda tutti i segnali sbagliati, penalizzando un comportamento più ambientale e sociale e rendendo difficile vivere sostenibilmente senza sacrifici personali. L’industria pubblicitaria alimenta gli onnipresenti media che ci spingono sempre di più a consumare. L’americano medio, ovvero il simbolo del consumatore perfetto, vede 300 messaggi pubblicitari al giorno. L’acquisto di abbigliamento è raddoppiato in 20 anni. La combinazione dei media elettronici di massa e di un’industria di pubblicità di massa ha prodotto un consumo di massa mai visto nella storia dell’umanità. Il consumo di beni è diventato nella società moderna sinonimo di felicità, ma i livelli di felicità più consumiamo, più s’abbassano.